Plantina: la mia storia tra i fiori

Plant + Martina = PLANTINA

Il mio progetto come fiorista freelance nasce ufficialmente a febbraio di quest’anno. Forse non uno degli anni migliori per iniziare, però volevo davvero concretizzare qualcosa che mi portavo dentro da un bel po’, un sogno che finalmente poteva iniziare a prendere forma e a vivere.

Ero insoddisfatta del percorso lavorativo che avevo intrapreso dopo la laurea, desideravo fare qualcosa di più creativo e indipendente, stimolante, dove ci fosse molto colore e contatto con la natura.
Al tempo avevo creato un account Instagram dove parlavo delle mie piante, come curarle, come crescerle. La plant therapy era per me un momento rilassante della giornata, mi aiutava ad alleviare lo stress e teneva impegnato gran parte del mio tempo libero. Vagando tra profili social e siti web, mi si era aperto uno spiraglio su un mondo che non avevo visto prima: Floral Designer, Flower Farmers e Garden Designer, rigorosamente tutti inglesi. Un mondo nuovo, vasto e di infinite possibilità, che non avevo mai visto prima. Così ad una cena di mezza estate, un mio amico mi chiede ”perché non provi a chiedere a questa fiorista che percorso ha fatto?”. Era arrivato il momento di prendere una decisione; mi ero licenziata e a settembre volevo riprendere gli studi. Ed è così che un mese dopo sono volata alla Covent Garden Academy of Flowers, dove? Indovinate un po’.

Londra vista da Primrose Hill

Ogni volta che vado a Londra ne rimango incantata. E’ una città che o si odia o si ama. Caotica, affollata, immensa: Londra è una metropoli dalle mille facce e dalle grandi opportunità.
Fin dalla mia prima permanenza, quando per una fortunata occasione di studio mi ritrovai all’età di quindici anni a trascorrere due settimane nella capitale anglosassone, rimasi meravigliata da una cosa in particolare: i parchi, i giardini, gli orti botanici, la natura in città. C’è poco da dire, la cura e l’amore che ci mettono gli inglesi nel curare anche la più piccola zolla di terra è straordinaria. Passeggiavo per Regent’s Park estasiata dalla visione dell’incredibile varietà di fiori ed erbe che c’erano. Dai balconi dei Pub ai negozi a Oxford Street: ogni angolo della città era abbellito da fiori e piante, piccoli dettagli che non ti fanno perdere il contatto con la natura in un contesto artificiale.

Sono tornata più e più volte a Londra, ma nel 2018 ho preso coraggio e mi sono trasferita per qualche mese per seguire il corso base alla Covent Garden Academy of Flowers e, inutile sottolinearlo, sono stati dei mesi ricchi di nuovi stimoli e conoscenze. Vagavo per la città alla ricerca di giardini ancora non visti, ogni domenica ero al Columbia Road Flower Market, quando potevo mi rintanavo nel roseto del Regent’s Park o salivo a piedi fino a Primrose Hill. Fotografavo ogni vaso, ogni vetrina, ogni ghirlanda sulle porte inglesi perché era quello che volevo fare. E da qui sono entrata in contatto con una nuova visione di allestimenti floreali, che andava ben oltre le mie aspettative. Qui ho scoperto il Floral Design.

Andavo a lezione e tornavo a casa con le mie composizioni, le ammassavo in camera dove già lo spazio era ridotto. Il pavimento era ricoperto di fiori e piante, perché ammettiamolo, non riuscivo a resistere ai bellissimi (e un po’ hipster) negozi che vedevo. Quando l’odore iniziava a diventare sgradevole selezionavo i fiori che erano ancora rimasti freschi e li mettevo a seccare a testa in giù. Così è nato l’amore per i fiori secchi.
Man mano che imparavo e scoprivo cose nuove, cresceva sempre di più la voglia di sperimentare, creare, avere uno spazio tutto mio. Sentivo la mancanza del contatto con la natura silenziosa friulana, delle camminate in solitaria, delle cose a portata di mano, del mio giardino e delle mie piante.
Concluso il corso, nonostante mi avessero offerto la possibilità di continuare il mio percorso all’interno dell’Accademia e di iniziare un periodo di stage da loro, decisi di tornare a casa.

Così me ne sono tornata in Friuli per iniziare a ideare il mio progetto, anche se tutt’ora le porte del mio cuore per l’Inghilterra rimangono aperte. Sogno ancora un cottage sperduto in Cornovaglia, vicino al mare con un giardino enorme e tanti gatti.

Fin da subito mi sono resa conto della grandissima difficoltà nel comunicare quello che avevo visto e che volevo fare, e soprattutto della distanza tra i due mondi (quello della provincia italiana e il resto del mondo, e in particolar modo il nord Europa). Una cosa però mi è stata chiara fin da subito: non avrei mai aperto un negozio di fiori tradizionale; non ero interessata alla pura vendita di prodotti o confezioni, ma volevo continuare ad avere tempo per studiare, sperimentare e soprattutto coltivare.
Infatti una delle cose che ho scoperto è che le Floral Designer che seguo e ammiro hanno quasi tutte un piccolo campo dove coltivano varietà di fiori che sono molto difficili da trovare sul mercato. Fiori comuni come dalie, zinnie, garofani, rose che purtroppo non sono facili da reperire (o non vengono coltivati oppure devono farsi il giro del mondo prima di arrivare qui).

Così all’inizio di quest’anno ho deciso di iniziare.
Lavoro come freelance da sola o per altri fioristi, raccolgo e faccio seccare fiori nel mio studio, sperimento tecniche di coltivazione nel mio giardino. Quest’anno ho avuto la possibilità di seguire il corso online sulla coltivazione sostenibile di fiori su piccola/media scala organizzato da Floret, e spero in qualche anno di riuscire ad avere la mia piccola produzione stagionale di fiori per i miei allestimenti e lavori.

Perché in Friuli-Venezia Giulia?
Ci sono pro e contro. Al momento qui ho tutte le opportunità per lavorare in serenità, ho un terreno sufficientemente ampio, un laboratorio personale, sono circondata da una natura incredibile e una grande disponibilità di risorse. Quando ero a Londra trovavo ridicolo dover comprare l’edera quando qua ne siamo praticamente invasi.

Certo, avviare un’attività completamente diversa dal normale, in Provincia e particolarmente in Friuli non è una passeggiata, ma io ci credo.
È un cambiamento lento e gentile nella concezione dei fiori, un ritorno alla natura e alla semplicità, esaltando la bellezza dei colori, dei profumi, dei fiori comuni e alla necessità di non contaminare il tutto con elementi artificiali.

Le mie parole chiave sono: stagionalità, semplicità, sostenibilità.
I miei lavori sono ispirati dalle nature morte olandesi, dai giardini inglesi e dai campi e boschi friulani.